L’interesse per questo tipo di strutture, e per i risultati raggiunti in Giappone, si è destato negli americani, a partire dalla metà degli anni ’60, grazie alle informazioni raccolte sul posto, in occasione di sopralluoghi scientifici e professionali, affiancati dalla consultazione di rapporti amministrativi e di pubblicazioni scientifiche, per lo più redatte in giapponese perché ad uso prevalentemente interno.
Le scogliere sommerse, o barriere artificiali, sono ormai utilizzate e diffuse in tutto il mondo. Il Giappone detiene il 90% del volume totale di esse, pari a 22.500.000 m3, gli Stati Uniti sono la seconda nazione con il 5%, pari a 1.250.000 m3, mentre l’Europa con il 2% detiene 500000 m3. Il Giappone Nel settore delle scogliere sommerse, il Giappone, oltre ad essere il maggior produttore e detentore, ha alle spalle una storia ultracentenaria.

La consapevolezza dei limiti delle risorse naturali ed ambientali e quindi l’assunzione della vulnerabilità e del rischio che esse possano diventare critiche fino a raggiungere uno stato di degrado irreversibile ha portato alla necessità di adottare strategie che si ponessero come obiettivo principale la preservazione dell’ambiente e di tutte le sue valenze.