L’antica tradizione dei proverbi – di quelle espressioni, cioè, che rappresentano massime desunte dall’esperienza con una breve frase fatta di elementare intuizione – ha varcato i secoli ed è arrivata a noi ancora intatta ed efficace.
L’antica tradizione dei proverbi – di quelle espressioni, cioè, che rappresentano massime desunte dall’esperienza con una breve frase fatta di elementare intuizione – ha varcato i secoli ed è arrivata a noi ancora intatta ed efficace. Benedetto Croce diceva che i proverbi sono il monumento parlato del buonsenso ma, prima di lui, il Tommaseo aveva affermato che "se tutti si potessero raccogliere e sotto certi aspetti ordinare i proverbi italiani, i proverbi d’ogni popolo, d’ogni età, colle varianti di voci, d’immaginazioni e di concetti, questo, dopo la Bibbia, sarebbe il libro più gravido di pensieri". Senza però arrivare a considerazioni di questo calibro, si può affermare che i proverbi sono ancora di attualità, nel senso che danno più efficacia al discorso e, in definitiva, risultano validi, veri. Non si spiegherebbe diversamente, d’altra parte, la continua pubblicazione di libri destinati specificamente ad essi, sia come raccolte pure e semplici, sia come interpretazione, trasposizioni in lingua quando "nascono" dai dialetti, sia ancora come raffronti con antichi detti greci e latini o con quelli di etnie diverse.
Quando cominciano a vivere, a essere citati i proverbi? Nessuno potrebbe dirlo con certezza. Basti pensare che nell’Antico Testamento c’è il Libro dei Proverbi che contiene "sentenze", per dir così, molto diverse tra loro (per esempio: "Le acque rubate sono dolci e il pane mangiato di nascosto é "soave", oppure "I pensieri dei giusti sono equità, ma i disegni degli empi sono frode") ma che forse costituiscono 1’origine storica dei proverbi, dei modi di dire popolari. Uno dei primi "cinquecentini" che si ricordano è appunto il "Libro della origine delli volgari proverbi" di A. Cinzio delli Fabrizi e porta la data del 1526. Il Pitrè raccolse quelli siciliani in quattro volumi; dei proverbi si interessarono il Tommaseo, il Tiraboschi, il Lombardi Satriano.
Recentemente, è stato pubblicato dalla Rizzoli il "Dizionario dei proverbi italiani" che ne raccoglie ben seimila a cura di Riccardo Schwamenthal e Michele Straniero; la raccolta si apre con un detto antico coniato da Giambattista Basile (1575-1632) "Li mutte de l’antiche so’ digne de memoria". Una falange sono poi coloro che, con apposite pubblicazioni, hanno raccolto, nel tempo, proverbi dialettali: l’ultima del genere è "La proverbiade romanesca di Giuseppe Gioacchino Belli", a cura di Marcello Teodonio e Roberto Vighi, con prefazione di Tullio De Mauro. Ma a monte ce ne sono tante e tutte di molto interesse soprattutto perchè offrono al lettore la opportunità di considerare la grande varietà dei dialetti che costellano il nostro Paese. In queste raccolte trovano largo spazio, naturalmente, i proverbi marinari (o marinareschi) – e a tal proposito una particolare menzione merita "Viento ’mpoppa" di Roberto Vittorio Romano che pazientemente ha raccolto e pubblicato i proverbi marinari sorrentini.
E si capisce perchè: lungo tutta la costa italiana, coloro che sono a contatto con il mare per le più varie ragioni che vanno dalla navigazione alla pesca, dalle stazioni balneari ai cantieri navali, sono milioni ed è quindi comprensibile che il vivere sul mare o a contatto di esso, abbia prodotto, per dir così, una valanga pressochè incommensurabile di proverbi. E questo avviene da millenni, giacchè i rapporti dell’uomo con il mare risalgono al tempo della creazione o comunque al momento in cui il mondo si divise tra terra e mare. A riprova di ciò, va ricordato che molti proverbi in lingua e nei vari dialetti vengono dalla letteratura latina.
articolo di Giovanni Acquaviva