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La Fascia Costiera della provincia di Taranto

La Fascia Costiera della provincia di Taranto

La fascia costiera della provincia di Taranto si estende per un arco di circa 144 Km lungo lo Ionio ed è caratterizzata da alcuni ambienti di elevato valore naturalistico. 

Gli aspetti paesaggistici, molto diversificati su scala spaziale locale, oltre ai diversi livelli di urbanizzazione e pressione antropica sul territorio, permettono la suddivisione convenzionale dell’area in tre segmenti costieri, di seguito brevemente descritti. I due mari di Taranto La città di Taranto è costruita sopra una piccola penisola che si protende in direzione Nord Ovest fra due rilevanti specchi d'acqua: a Nord il Mar Piccolo, semi-chiuso ed accessibile solo attraverso due stretti canali; a Sud il Mar Grande, essenzialmente un bacino portuale delimitato dalla Diga Foranea e dalle Isole Cheradi (San Pietro e San Paolo), con la propria imboccatura affacciata a Sud Ovest. Il Mar Piccolo, ulteriormente suddivisibile in due seni, è limitato da una costa piuttosto bassa sul livello del mare; il volume d’acqua statico del bacino, valutabile intorno a 200 x106 m3, interessa una superficie di 2176 ha, di cui 900 attribuibili al I° seno e 1276 al secondo seno. La profondità massima dei fondali marini è di 12 metri nella parte centrale del primo seno e di 8 metri in quella del secondo seno. Il bacino è caratterizzato a Nord dalla presenza di varie sorgenti sottomarine, i cosiddetti “citri”.

Oltre ai citri, l’apporto di acqua dolce è assicurato da alcuni corsi d’acqua superficiali che determinano un abbassamento della salinità di queste acque rispetto a quelle del Mar Grande. Nel primo seno del Mar Piccolo sfocia, ad esempio, il fiume Galeso, la cui lunghezza totale è di circa 900 metri, per una larghezza media di 10-12 metri. In relazione alla brevità del suo corso, la salinità del Galeso varia da 34 g/I nei pressi della foce a 1,8 g/I alla sorgente, dove l'acqua è completamente dolce. Le variazioni di salinità fanno sì che in corrispondenza di queste sorgenti si trovino specie d'ambiente essenzialmente salino (alcuni pesci, molluschi e crostacei), assieme a forme di vita dulcaquicola, come, ad esempio, i granchi del genere Potamon. Nelle vicinanze, la vegetazione è costituita da rigogliosi vegetali d’acqua dolce, quali il Crescione (Nasturtium officinale), la Cannuccia di palude (Phragmites australis) e la Lisca maggiore (Typha latífoglia).

Molte zone del Mar Piccolo, ancora godibili dal punto di vista panoramico (come nel caso della strada costiera Circummarpiccolo), sono immerse in un paesaggio tipicamente mediterraneo di olivi, eucalipti misti a tamerici, distese di prati selvatici, stridendo fortemente con le imponenti strutture del Siderurgico “ILVA” sullo sfondo. Nell’area orientale del secondo seno sorge anche la Palude “La Vela”, zona umida di rilevante valore naturalistico, poiché importante zona di sosta e svernamento per rare specie avicole, già Oasi di Protezione del W.W.F. Nel Mar Grande spiccano per bellezza paesaggistica le Isole Cheradi. L’isolotto di S. Pietro è il maggiore: roccioso e dal profilo costiero di modesta altitudine, è circondato da una fascia infralitorale sommersa ricca di vita (tra cui praterie di Posidonia) che verso il largo raggiunge rapidamente quote batimetriche profonde; una ampia pineta copre buona parte dell’isolotto. Quello di S. Paolo, a sua volta, è di modeste dimensioni: su di esso sorgono le vestigia del forte napoleonico ed alcune istallazioni militari. Le Cheradi sono circondate, specie a Nord Ovest di Punta la Forca, da secche sommerse di varia estensione, molto interessanti dal punto di vista ambientale marino ed ancora poco indagate.

La Costa Occidentale La costa a Ovest della città, da Ginosa Marina a Taranto, è quasi esclusivamente sabbiosa, delimitata da lunghi cordoni di dune in cui, per circa 35 chilometri lineari e 3 Km nell’entroterra, è insediata una vasta pineta, dal grande valore naturalistico. Le Pinete dell’Arco Ionico, infatti, costituiscono una delle più estese formazioni spontanee di Pinus halepensis su duna presenti in Italia; senza dubbio una risorsa da tenere in grande considerazione sotto il profilo turistico. Oltre che per le mature formazioni di pino, la vegetazione di quest’area è importante per la presenza di alcune rarità botaniche nel sottobosco, quali Helianthemum sessiflorum, l’endemico Helianthemum joninium, Plantago albicans, Satureia cuneifolia. Superando le pinete ed affacciandosi verso il mare, si incontra il sistema dunale, estremamente frastagliato ed imponente, con dune alte anche 15 metri, denominate localmente come “Gironi”; le dune hanno una importante rilevanza geologica e paesaggistica, oltre che svolgere un ruolo fondamentale di difesa delle aree interne dall’erosione marina e dalle perturbazioni metereologiche. Importanti, sotto l’aspetto floro-faunistico, sono le foci di alcuni corsi d’acqua presenti sulla costa occidentale, quali: Galaso, Lato, Lenne, Tara, Patemisco; inoltre a nord della foce del Bradano si estende, per circa un centinaio di ettari, l’ultima delle antiche zone umide di quest’area, il cosiddetto Lago Salinella.

Queste zone umide ospitano una importante avifauna: nell’area, ad esempio, è segnalata la nidificazione di un raro ardeide, la “Sgarza Ciuffetto” (Ardeola ralloides). Le spiagge della costa occidentale, in crescita fino a 40 anni fa, hanno conosciuto in tempi recenti una intensa urbanizzazione di tipo turistico, residenziale e stagionale. Ciò ha determinato una rapida erosione costiera, con un tasso medio di arretramento stimato intorno ai 3 - 4 m/anno. Infatti, la fascia di spiaggia è, in alcuni tratti di costa, molto ristretta, limitata da piccole falesie in veloce arretramento, che si aprono come profonde ferite tra i depositi dunali e retrodunali. I fondali marini lungo il tratto occidentale sono costituiti da estesi pianori sabbiosi di scarsa profondità; solo al largo, in corrispondenza di alcune secche è possibile ritrovare fondi duri, coperti dalle comunità viventi del pre-coralligeno. Fra le secche, quella dell’Armeleia è la più estesa, costituita da una platea di scogli e lastroni che assommano in un piccolo cappello profondo 8 metri; in direzioni centrifughe, la secca degrada sotto forma di scaloni rocciosi, fino ai 30 metri di profondità. Il fondale marino è caratterizzato da estese praterie di Posidonia oceanica ed abitato da una diversificata fauna ittica, tra cui sono segnalati, in occasionali catture della piccola pesca, rari esemplari di grossa taglia di cernia bruna (Epinephelus marginatus), corvina (Sciaena umbra), dentice (Dentex dentex).

La Costa Orientale Con legge regionale del 23 dicembre 2002 n° 24, in questo tratto di costa sono state istituite alcune riserve naturali orientate, comprendenti le aree naturali “Foce del Chidro”, “Saline e dune di Torre Colimena”, “Palude del Conte e duna costiera”, “Bosco Cuturi e Rosa Marina”. La costa ionica orientale è rocciosa e frastagliata, interrotta da una teoria infinita di spiagge e piccole calette costiere; purtroppo, solo in alcuni tratti della costa è tuttora presente l’imponente sistema dunale originario, scalzato dalla pesante influenza antropica subita nel corso degli anni da quest’area e dalla costruzione della strada litoranea ionico-salentina. La scogliera calcarenitica che da San Vito giunge sino all'altezza di Torre Zozzoli, è articolata in minuscoli promontori e piccole insenature sabbiose. Le spiagge sono in prevalenza attribuibili alla tipologia delle cosiddette pocket beach, cioè “trappole” sedimentarie prive di un diretto apporto terrigeno dall’entroterra ed alimentate esclusivamente da ciò che giunge via mare; di conseguenza sono molto sensibili alla metereologia stagionale. Le praterie sommerse di Posidonia oceanica giocano un ruolo chiave nel mantenimento delle pocket beach, con il loro importante contributo allo smorzamento dell’idrodinamismo e, pertanto, alla deposizione dei sedimenti organogeni di provenienza marina. Le maggiori insenature di questo primo segmento di costa, come Lido Bruno, Gandoli, Monte d'Arena, Lido Silvana, ospitano arenili di sabbie grossolane, composte quasi totalmente da frammenti di conchiglie (sabbie organogene).

Numerose le insenature raccolte, talora inaccessibili, che incastonano piccole cale e spiaggette. Purtroppo turbano il paesaggio numerose costruzioni abusive, abitate solo per pochi mesi all’anno o, in molti casi, in stato di abbandono. Ad est di Torre Zozzoli, la costa si estende in forma di vaste insenature e lunghi tratti rettilinei fino alla zona di Torre dell’Ovo. Imponenti cordoni dunali, di altezza anche superiore ai 5 metri, si affacciano su di un mare la cui trasparenza consente anche la visione dei primi tratti del fondale marino. La scogliera ha lineamenti aspri, tormentati da micro-sculture d'erosione, ed è l’habitat prediletto dalla patella (Patella vulgaris) e da altri minuscoli organismi adattati a sopravvivere per lunghi periodi di emersione. Dalla linea di battigia si estende una bassa piattaforma intertidale, coperta solo a tratti da alcuni popolamenti algali come quelli di Cystoseira (specie protetta); negli anfratti degli scogli dimorano gamberetti del genere Palaemon, ricci marini come il Paracentrotus lividus, e specie di pesci di taglia minuta come blennidi e gobidi. A partire dalla batimetria dei 2-3 metri fino a 8-10 metri, ampi tratti di fondale si presentano come nude distese rocciose, prive di copertura bentonica animale e vegetale.

Si tratta delle cosiddette “aree desertificate”, dovute all’intensa attività di pascolo dei ricci di mare (in particolare il riccio nero Arbacia lixula). E’ un fenomeno apparentemente naturale, poiché determinato dalle esplosioni demografiche di questi echinodermi, ma che, secondo diversi studi, potrebbe essere determinato anche da alcune attività umane quali l’eccessivo prelievo di pesca ai danni di alcuni predatori dei ricci marini, l’inquinamento o la tristemente nota “pesca del dattero”. Diversificate da quelle dell'arco ionico occidentale, poiché di più recente formazione ed a granulometria più fine, le dune della costa orientale ed i tratti retrodunali della “gariga”, ospitano una vegetazione altamente specifica, caratterizzata dal ginepro (Juniper oxycedrus), dal cappero, da spezie come il rosmarino ed il timo marino; si tratta di vegetali in grado di sopravvivere alle dure condizioni ambientali, grazie a particolari accorgimenti evolutivi quali le foglie spinose, un sistema radicale fitto, dalle particolari trame superficiali ed in grado di scavare per metri il terreno sottostante, alla ricerca di acqua.

La particolarità delle dune costiere ha determinato la loro inclusione in numerose convenzioni internazionali per la difesa degli ecosistemi (Convenzione di Barcellona, Direttiva Habitat UE 92/43). Proseguendo, nella fascia costiera tra Torre dell'Ovo e San Pietro in Bevagna, le scogliere assumono lineamenti tipici delle "panchine", frastagliate dall'incessante erosione marina; occasionalmente, da esse si distaccano piccoli isolotti, come quello che chiude parzialmente la baia dominata dalla Torre dell'Ovo. Nei fondali di questa località sono visibili resti archeologici di anfore romane, oltre alla cosiddetta “foresta fossile” sommersa, generata da fenomeni geologici del passato. Tra le aree naturali protette individuate e non ancora istituite vi è, nel territorio di Maruggio, la Duna di Campomarino, un complesso di cordoni dunali costieri che si estende per diversi chilometri, fino al confine orientale delimitato dal torrente Borraco. Più avanti, all’altezza del litorale di S. Pietro in Bevagna sfocia il fiume Chidro, prodotto dalla risalita di varie sorgenti in una conca carsica crateriforme.

La foce del Chidro, zona umida costiera protetta di circa 60 ettari, è caratterizzata da una ricca vegetazione e dalla presenza di varie specie di uccelli ed anfibi. Una centrale energetica in disuso turba, con le sue strutture in stato di totale abbandono, la bellezza di quest’area. L’ultimo comune del litorale ionico tarantino, Torre Colimena, sorge attorno all’omonima torre di avvistamento. Qui la costa è arricchita da cordoni dunali in ottimo stato di conservazione e, nell’area retrodunale, da un’ampia salina artificiale. La Salina e la Duna di Torre Colimena, aree protette, costituiscono un habitat prioritario per i ginepri marini “Juniperus phoenicea” e “Juniperus oxycedrus”, oltre ad essere un sito importante per i migratori acquatici ed a rappresentare una testimonianza storica dell’antica raccolta del sale.


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