I laghi costieri in Italia
Un viaggio lungo le coste italiane ci permette di evidenziare i bacini lacustri che rientrano in questa categoria anche se, come già evidenziato, il limite fra lago, laguna e stagno è piuttosto labile. Partendo dalle coste adriatiche settentrionali, sono presenti numerosi stagni costieri connessi alle grandi lagune di Grado-Marano e Venezia-Chioggia, così come estese aree umide sono diffuse lungo il delta del Po: verso Ravenna si sviluppano interessanti aree di palude e stagni salmastri.
Di grande estensione, e simili per caratteristiche ai laghi costieri, sono gli ampi bacini fortemente modificati dall’uomo per la pesca: oltre alle più note Valli di Comacchio (circa 100 kmq con una profondità media di 0,6 m e massima di 2 m, separate dal mare da un cordone sabbioso largo un paio di km e sul quale corrono paralleli la Statale Romea ed il Fiume Reno), possiamo ricordare Valle Bertuzzi presso il Lido di Volano (tre bacini salmastri collegati fra loro, con una superficie complessiva di 20 kmq). Bisogna scendere tutto l’Adriatico ed arrivare in Puglia per trovare i primi (ed i maggiori) laghi costieri. Al margine settentrionale del Gargano, fra Lesina, Rodi Garganico e Peschici, si trovano infatti i laghi di Lesina e Varano. Il Lago di Lesina (definito da molti una laguna) ha una forma ellittica allungata e presenta due collegamenti artificiali con il mare: ad occidente il Canale Acquarotta, modellato sull’antico letto del fiume Fortore, e ad oriente il Canale dello Schiapparo. La sua superficie complessiva è di oltre 50 kmq, ma la profondità massima non supera i 2 metri. Più ad oriente si trova il Lago di Varano, dalla forma quadrangolare e con una superficie di oltre 60 kmq, ora però in riduzione, poiché la sua parte più orientale è in fase di impaludamento.
Anch’esso è collegato al mare con due canali: il più orientale è utilizzato anche come darsena; l’alimentazione avviene anche attraverso sorgenti subacquee. In Salento, nei dintorni di Otranto, si trovano due bacini lacustri collegati fra loro: i Laghi Alimini. Quello settentrionale, più esteso, è circondato da tre lati da livelli rocciosi formati dal consolidamento delle antiche linee di costa e da una vasta area paludosa, mentre verso il mare il limite è dato dall’area dunale; alcune di queste dune superano i 10 m di altezza. Il cordone costiero, largo in alcuni punti poche decine di metri, è interrotto da un canale che ospita uno stabilimento ittico e permette lo scambio di acque fra il lago ed il mare pur essendo presente anche una alimentazione legata a sorgenti di acqua dolce. Lo stesso lago è collegato attraverso un canale (conosciuto come Lu Strittu, chiuso da uno sbarramento) ad un bacino più piccolo posto a meridione (Alimini piccolo o Fontanelle) dalle caratteristiche differenti in quanto, alimentato da sorgenti carsiche, ha prevalentemente acque dolci. Il lago è circondato da aree paludose. Sempre lungo la costa pugliese è presente il Lago Salinella presso la foce del Bradano e lo stesso Mare Piccolo di Taranto era in passato un lago costiero di origine carsica. La successione più rilevante di laghi costieri e stagni retrodunali era quella che in passato, in particolare prima dei massicci interventi di bonifica, punteggiava la costa tirrenica dalla Campania alla Toscana.
Oggi di questi bacini restano solo alcuni frammenti che sono però, in alcuni casi, particolarmente significativi. In Lazio il sistema di dune fossili parallele a quelle attuali è noto con il nome di “duna antica” o “duna rossa” ed ospita una ridotta falda freatica che alimenta anche i laghi costieri. L’area dei Campi Flegrei a Nord di Napoli accoglie alcuni piccoli bacini residuali come il Lago di Fusaro e quello di Patria. Nei dintorni di Sabaudia, all’interno del Parco Nazionale del Circeo, sono ancora presenti quattro laghi costieri denominati di Sabaudia (o di Paola), di Caprolace, di Monaci e di Fogliano. Benché di ridotte dimensioni (complessivamente poco più di 10 kmq), hanno grande pregio naturalistico e sono per questo inseriti nel perimetro del parco nazionale: questo insieme di condizioni ha fatto sì che siano oggetto di studi approfonditi. Il più noto è il Lago di Sabaudia che presenta una forma allungata, dai bordi irregolari, con una superficie di 3,9 kmq ed una profondità massima di 10 e media di 4 m. I bordi irregolari sono le tracce di antichi alvei fluviali mentre oggi, oltre all’alimentazione legata alla Fonte di Lucullo, una modesta sorgente posta al bordo meridionale del bacino lacustre, lo scambio idrico avviene attraverso due canali, uno di origine romana ed uno costruito durante la bonifica delle paludi pontine. Il più esteso dei laghi costieri del Circeo è il Lago di Fogliano che ha una superficie di circa 4 kmq, ma una profondità assai ridotta (massima 2 m).
Aveva in passato un livello (e quindi una forma) molto variabile, ma è stato poi risistemato e regimato. Riceve acque dal Fosso della Cicerchia ed in estate anche dall’Astura. Il Lago di Caprolace, infine, è collegato a quello di Sabaudia dal Fosso Augusta. Di ridottissima estensione è lo specchio d’acqua noto come Lago dei Monaci. Risalendo la costa, giunti in Toscana, si incontra quella particolarità morfologica che è la Laguna di Orbetello nel Grossetano. Si tratta in realtà di un grande lago costiero racchiuso dai tomboli della Giannella a Nord e della Feniglia a Sud, mentre all’interno il tombolo su cui sorge Orbetello è in parte di natura artificiale e suddivide lo specchio d’acqua nel lago di levante ed in quello di ponente. Essi presentano la classica alimentazione mista: ricevono infatti acqua sia dal mare che da canali di bonifica e da piccoli torrenti. Un classico esempio di stagno retrodunale è rappresentato, poco più a Sud, dal Lago di Burano presso Capalbio (Grosseto). Presenta dimensioni relativamente significative (superficie circa 1,4 kmq, profondità media circa 1 m) ed è oggi alimentato dalle acque piovane e da tre canali di bonifica. Nella piana ad occidente di Pisa si trova il Lago di Massaciuccoli; in origine si trattava di un ampio lago retrodunale salmastro, oggi è alimentato scarsamente dall’acqua marina e molto più dai canali di bonifica, pur presentando un canale di collegamento (Burlamacca) con il mare. Come conseguenza di questo variato sistema di alimentazione oggi il lago raggiunge i massimi livelli nei mesi piovosi dell’autunno con una escursione annua che può superare il metro; la salinità è ridotta a circa 1 gr/l. In Sicilia i laghi costieri sono concentrati nell’area sud-orientale.
Presso Gelasi trova il Lago Biviere, il maggiore di questi specchi d’acqua: la sua superficie si è fortemente ridotta (attualmente la sua estensione è di 1,2 kmq) dopo che le acque del Fiume Dirillo sono state deviate per creare un invaso artificiale. Di grande interesse naturalistico sono i diversi specchi d’acqua dell’area di Pachino (noti come Pantani), ma quelli che mantengono le condizioni più vicine a quelle naturali sono i piccoli bacini rientranti nella Riserva Naturale di Vendicari a sud di Noto. Un fenomeno particolare, che merita comunque un cenno pur non rappresentando appieno un lago costiero, è quello del piccolissimo Specchio di Venere nell’Isola di Pantelleria. Si tratta di un piccolo bacino che occupa il fondo di una depressione calderica ed è alimentato sia da sorgenti termali che dall’acqua piovana. In Sardegna le aree salmastre costiere sono molto sviluppate e di enorme interesse, ma più che di veri e propri laghi si tratta di ampi stagni, spesso completamente asciutti nella stagione estiva.
LE AREE UMIDE COSTIERE
Mentre i laghi costieri rappresentano bacini relativamente ben delimitati, le altre aree umide costiere - genericamente definite come stagni e paludi – costituiscono un’interfaccia assai variabile e mutevole fra area emersa e mare, sia per posizione che per estensione. Una sorta di tassonomia delle aree umide è stata elaborata nell’ambito della Convenzione di Ramsar che, per le fasce costiere, distingue fra lagune e paludi costiere debolmente o fortemente salmastre. La complessa interazione fra sedimenti, composizione chimica (in particolare salinità) delle acque, profondità, temperatura ed anche associazioni vegetali presenti è la chiave di lettura della variabilità di questi ambienti nei quali due processi geomorfologici cercano il loro equilibrio. Da un lato vi è il deposito dei materiali da parte dei fiumi che sfociano in mare, dall’altro l’azione che può essere sia erosiva che di deposito da parte del mare. È così che, in continuazione, si formano o scompaiono sbarramenti, che favoriscono il mantenimento o meno di queste aree umide. Un termine particolare è quello di “valle” relativo ai bacini destinati alla ittiocoltura. Con il termine di Pialasse sono invece noti due estesi specchi di acqua salmastra posti poco a Nord di Ravenna che costituiscono un mirabile esempio della rapida evoluzione di queste aree. In epoca medioevale si era qui formata un’insenatura marina, posta fra la foce del Fiume Primaro ed il delta di Punta Marina, che si è rapidamente evoluta in area lagunare, sulla quale intervenne anche Leonardo da Vinci. La zona venne poi chiusa, nel XIX secolo, con il formarsi di cordoni litorali. Interessanti esempi di queste ed altre complesse situazioni ambientali simili, sono quelle presenti lungo le coste della Sardegna e nell’area del delta del Po.
La Sardegna, in particolare, presenta, lungo le sue coste, decine di stagni e lagune, nessuno dei quali rientra appieno, come detto, nella categoria dei “laghi costieri”, anche se alcuni presentano superfici notevoli (Stagno di Cabras e Stagno di Cagliari, ambedue oltre i 20 kmq). Sono concentrati soprattutto attorno ad Oristano, Cagliari e a Sud di Carbonia e rappresentano aree di grande pregio naturalistico: spesso ricordati soprattutto per l’importante ornitofauna nidificante e di passo, hanno un significato ben più ampio per tutta la fauna e la flora ospitata. Un caso esemplificativo è quello dello Stagno di Sale 'e Porcus che si estende su oltre 3,5 kmq con una profondità media di meno di mezzo metro. Non comunica con il mare dal quale dista circa 1 km e, nei mesi estivi, appare spesso come una vasta distesa asciutta, coperta di sale. Proprio alla raccolta del sale sono da ricondursi numerosi bacini salmastri, in gran parte artificiali, che si sono formati "rioccupando" le molte saline che in passato punteggiavano le coste italiane, in particolare nel Ravennate, a Santa Margherita di Savoia (Puglia), in Sicilia e in Sardegna.