DUNE dall'olandese “Dune = collina, montagnola da 0,5 m a 12 m (Spagna)”
Tratti generali
Perché si formi una duna costiera devono essere presenti tre fattori: - la forza del vento; - la sabbia; - la vegetazione specifica. Il vento ha un ruolo essenziale: a partire dalla velocità di 16 Km/ora i granelli di sabbia fine e asciutta possono essere messi in movimento, se la sabbia è umida aumenta la coesione tra i granelli e di conseguenza deve aumentare la velocità del vento necessaria per metterli in movimento. Per quanto riguarda la vegetazione essa ha un ruolo importantissimo nella formazione delle dune perché frena il vento e consolida la sabbia e quindi riveste anche un ruolo fondamentale nella riduzione dell’erosione marina e di protezione dell’entroterra dall’invasione della sabbia. Le spiagge e le dune sabbiose costiere e gli ambienti umidi retrodunali e litoranei ad esse spesso associati rappresentano, su scala mondiale, ecosistemi tra i più vulnerabili e più seriamente minacciati. Questi peculiari ambienti erano sfuggiti alla diretta distruzione, poiché le attività di colonizzazione umana delle aree costiere erano rimaste concentrate quasi esclusivamente presso le foci di pochi grandi fiumi o entro baie protette. Situazione naturale Per capire quanto l’uomo abbia danneggiato l’ambiente è importante fare una breve descrizione di come dovrebbero essere le condizioni dei luoghi naturali. La vegetazione che si sviluppa sulle nostre coste sabbiose è caratterizzata da specie botaniche cosiddette alofite che sono delle specie aventi la caratteristica ecologica di potersi insediare in luoghi fortemente ventosi, salsi e con substrato incoerente (sabbie).
Possiamo analizzare un transetto naturale della costa sabbiosa considerando le varie aree a partire dal mare andando in direzione dell’entroterra. Si suddivide il transetto in subaree in base all’associazione vegetazionale che dovrebbe esistere in ogni zona: la prima subarea, quella più vicina al bagnasciuga (linea di costa), è di norma priva di vegetazione dunale, la seconda subarea è denominata "spiaggia", poi si susseguono "l’anteduna", "la duna mobile", "la retroduna", "l’interduna" e "la duna fissa". Nei tempi più recenti questi ecosistemi sono invece stati esposti a molteplici e spesso combinati fattori di disturbo e di pressione antropica, quali l’inquinamento delle acque costiere, la crescente urbanizzazione, gli incendi e, infine, lo sfruttamento turistico, agricolo, industriale (industrie termoelettriche), commerciale (attività portuali) ed estrattivo (cave di sabbia). Anche i marcati fenomeni erosivi delle coste possono localmente avere un ruolo rilevante nella riduzione di questi habitat, sebbene l’alternanza di fenomeni erosivi e deposizionali faccia parte, a lungo termine, delle naturali dinamiche evolutive dei sistemi Tutte queste circostanze, combinate con la crescente e sempre più diffusa domanda di sfruttamento delle aree costiere da parte dell’Uomo, hanno comunque provocato una sempre più generalizzata frammentazione di questi habitat, creando un’urgente necessità di appropriate strategie di intervento e di monitoraggio.
L’acquisizione di migliori conoscenze di base sulle comunità vegetali e animali degli ambienti delle spiagge e delle dune costiere sabbiose e sulle dinamiche idrogeologiche e geomorfologiche, che ne governano la formazione e l’evoluzione, risponde dunque ad un’esigenza primaria nell’ambito delle strategie di conservazione ambientale a livello sia nazionale, sia comunitario. Di rilievo, nell’analisi delle comunità animali e vegetali degli ecosistemi dunali e retrodunali, è anche la frequente sovrapposizione di componenti floristiche e faunistiche. Le spiagge e gli ambienti dunali e retrodunali costituiscono frequentemente, un vero e proprio “effetto siepe” per molti organismi terrestri (soprattutto litoranei, ma non solo) che sono trasportati passivamente o semi-passivamente su ampi bracci di mare dalle correnti marine, dai venti o da alluvioni, specialmente durante tempeste e fenomeni meteorologici eccezionali.
La vegetazione dei litorali sabbiosi raggiunge la sua forma più complessa nella fascia di transizione all’ambiente continentale, quando la superficie viene occupata da specie legnose: in generale una macchia di piante cespugliose costituisce la fase pioniera, che, quando le condizioni diventano favorevoli, viene sostituita da foresta d’alto fusto. La vegetazione cespugliosa delle dune può venire osservata solamente in zone a clima mediterraneo: essa è costituita da ginepri di grandi dimensioni; le specie accompagnatrici sono per lo più arbustive, come lentisco, fillirea ed i cisti; ad esse a volte si unisce anche il leccio, però sempre a portamento arbustivo. Protezione e ricostituzione delle dune costiere Nelle zone dove dovrebbe sorgere la duna o in quelle aree dove si nota un lento, ma progressivo avanzamento naturale della vegetazione deve essere vietata ogni modificazione dei suoli, anche precaria e devono essere delimitate zone di rispetto atte a garantire la conservazione di tale ambiente contro ogni rischio di degrado legato soprattutto alle attività antropiche.
Per quanto riguarda la pressione antropica, specialmente nel periodo estivo, è fondamentale l’osservanza delle norme sulla protezione dei cordoni di vegetazione che verranno impiantate. Occorre sottolineare con forza che, in considerazione del delicatissimo equilibrio biologico dell’ecosistema - duna deve essere bandito il passaggio - calpestio indiscriminato, non si devono più concedere autorizzazioni alla realizzazione di costruzioni stabili o precarie. Nessuna attività deve essere concessa per alcun motivo, in particolare quella connessa a veicoli a 4 e a 2 ruote. In questi ultimi anni si è cercato di rimediare al fenomeno dell’erosione costiera posizionando in prossimità della linea di costa dei moli o pennelli trasversali (scogliere artificiali) costituiti da grossi massi. Tali opere si prefiggevano di proteggere strutture quali, ad esempio, gli stabilimenti balneari o le abitazioni private.
Queste iniziative hanno avuto come risultato quello di spostare di poche centinaia di metri il processo erosivo. Si è pertanto dato innesco ad un circolo vizioso che porta a tamponare solo parzialmente le varie situazioni di emergenza, senza venire, però, mai a capo del problema dell’erosione marina. La pulizia del litorale deve essere eseguita senza l’utilizzo di mezzi meccanici. Le spiagge devono essere fornite di un alto numero di contenitori gettarifiuti che devono essere quotidianamente svuotati (vale soprattutto per il periodo estivo), inoltre le aree da adibire alla ricostituzione delle dune deve essere pulita a mano informando il personale del progetto ed evitando quindi di asportare anche elementi vegetali preziosissimi per il ripristino della duna che rappresenta l’unico serio mezzo naturale di difesa del litorale (queste informazioni devono essere divulgate in maniera, opportuna tramite campagne di sensibilizzazione, ai residenti e turisti).