I poeti italiani che si sono ispirati al mare, che hanno cantato e celebrato il mare, sono, come si sa, una falange, da Dante a D’Annunzio, da Carducci a Umberto Saba. Ecco, ad esempio, di quest’ultimo, un bellissimo "Ulisse": ...
... "Nella mia giovinezza ho navigato lungo le coste dalmate. Isolotti a fior d’onda emergevano, ove raro un uccello sostava, scivolosi al sole belli come smeraldi. Quando l’alta marea e la notte li annullava, vele sottovento sbandavano più al largo, per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno è quella terra di nessuno.Il porto accende ad altri i suoi lumi; ma al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore".
Di Giosué Carducci basterà qui richiamare alla mente "*Le nozze del mare*" in versi ottonari "Quando ritto il doge antico su l’antico bucentauro l’anel d’oro dava al mar e vedeasi, al fiato amico della grande sposa cerula il crin bianco svolazzar..."
D’Annunzio fra le sue tante connotazioni ha indubbiamente, e importante, anche quella di essere stato poeta del mare, anzi in verità di essere nato "a bordo del brigantino Irene, nelle acque dell’Adriatico", quasi a voler sottolineare il suo rapporto ancestrale con il mare. A 16 anni in "Primo vere" già cantava: "Il mare è la mia patria, la patria dei liberi!" E in "Canto novo" poetava: Ecco, e la glauca marina destasi fresca a’ freschissimi grecali; palpita: ella sente ne’l grembo li amor verdi de l’alighe. Sente: la sfiorano a torme i queruli gabbiani, simili da lunge passano le paranzelle arance pe’l gran sole cullandosi.
Scegliamo alcuni tra i poeti contemporanei. Raffaele Carrieri da "Fughe provvisorie":
Come il mare Mi muovo E parlo da solo. e quest’altra, "Blu turco": Blu turco, folletto d’oltremare / In altre contrade e carte / Chiamato pure turchese. / Batticuore del celeste / Che vuol essere verde / Laggiù, nel Golfo Persico / Verde Nilo, verde Bisanzio / Oro verde del Serraglio / Quanto spreco di blu turco / Dall’azzurro all’azzurrino: / Nelle isole del turchino / Tutti i verdi fanno turchese.
Di Salvatore Quasimodo "S’ode ancora il mare": Già da più notti s’ode ancora il mare, lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce. Eco d’una voce chiusa nella mente che risale dal tempo; ed anche questo lamento assiduo di gabbiani: forse d’uccelli delle torri, che l’aprile sospinge verso la pianura. Già m’eri vicina tu con quella voce; ed io vorrei che pure a te venisse, ora di me un’eco di memoria, come quel buio murmure di mare.
Ora, ecco di Eugenio Montale, da "Ossi di seppia", "Mediterraneo": Antico, sono ubriacato dalla voce ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono come verdi campane e si ributtano indietro e si disciolgono. La casa delle mie estati lontane, t’era accanto, lo sai, là nel paese dove il sole cuoce e annuvolano l’aria le zanzare. Come allora oggi la tua presenza impietro, mare, ma non più degno mi credo del solenne ammonimento del tuo respiro. Tu m’hai detto primo che il piccino fermento del mio cuore non era che un momento del tuo; che mi era in fondo la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso e svuotarsi cosi d’ogni lordura come tu fai che sbatti sulle sponde tra sugheri alghe asterie le inutili macerie del tuo abisso.
E di Sandro Penna in "Poesie": Il mare è tutto azzurro. Il mare è tutto calmo. Nel cuore è quasi un urlo di gioia. E tutto è calmo.
Di Giuseppe Ungaretti da "Il dolore" in "Vita d’un uomo" questo affresco "I ricordi": I ricordi, un inutile infinito, ma soli e uniti contro il mare, intatto in mezzo a rantoli infiniti.. Il mare, voce d’una grandezza libera, ma innocenza nemica nei ricordi, rapido a cancellare le orme dolci d’un pensiero fedele... Il mare, le sue blandizie accidiose quanto feroci e quanto,. quanto attese, e alla loro agonia, presente sempre, rinnovata sempre, nel vigile pensiero l’agonia... I ricordi, il riversarsi vano di sabbia che si muove senza pesare sulla sabbia, echi brevi protratti, senza voce echi degli addii a minuti che parvero felici...
Di Stefano Terra, "Milopotamos": Partimmo per Milopotamos con mare cattivo il caicco leggero dal motore arrugginito uccelli bianchi e neri attenti sulle rocce gabbiani dalla dolce pancia castana sulle nostre teste e rombi delle scogliere. I delfini rompevano le reti nella baia la schiuma ci annebbiava gli occhi era la prima giornata di autunno.
E questa "Arietta" di Josè Minervini: Dove abiti tu, di fronte è il mare, lo spazio e il tempo di un respiro. Così per te vorrei solcare il cielo che appare dalla tua finestra antica, ala di gabbiano che si piega e s’alza in volo, cenno di saluto di ripetuto, ripetuto amore. Presente nel fuoco del tuo sguardo o trascorrente in volo o nel carparo biondo del balcone, come naiade scolpita, vorrei far parte della gioia che respiri a notte, quando scruti l’onde, all’alba, nel tuo abbraccio con la vita.
Un passo indietro per citare di Giovanni Pascoli "Mare" da "Miricae" M’affaccio alla finestra, e vedo il mare: vanno le stelle, tremolano l’onde. Vedo stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. Ecco sospira l’acqua, alita il vento: sul mare è apparso un bel ponte d’argento. Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni?
E, per finire, riportiamo "Mare-colore" dalle "Poesie" di Diego Valeri: Mare fanciullo insaziato di giuoco, vecchio mare insaziato di pianto, tu che sei lampo e fango e cielo e sangue e fuoco, oggi hai lasciato alle lente rive orgoglio e forza, gaiezza e dolore: oggi non sei che colore, un bel colore che vive.