Problemi dell'ambiente
Da sempre l'uomo ha considerato la terra come un serbatoio infinito da cui poter prendere e in cui poter gettare qualsiasi cosa. Il nostro tipo di civiltà ci ha portato a livelli tali di produzione da modificare radicalmente il nostro ambiente a tal punto che forse non sarà più possibile in futuro viverci. Tutto questo è dovuto a due fattori: * il rapido sviluppo della tecnologia cioè l'industrializzazione; * l'aumento numerico della popolazione (esplosione demografica). All'inizio del XX secolo sulla Terra vivevano 1,6 mil. di persone. Oggi siamo oltre 6 mil., e secondo la proiezione dell'ONU nel 2050 saremo 8,9 mil.
La vita dell'umanità è legata a tutto il sistema ambientale. Le attività umane e gli sviluppi della società sono sottomessi alle leggi della natura. Sta alla intelligenza e alla capacità dell'uomo conoscere le leggi di natura e utilizzarle a proprio vantaggio e rispettarle. È importante la conoscenza dei problemi dell'ambiente ed è ancora più importante fornire un quadro che rappresenti la complessità degli equilibri biologici e la dipendenza dell'umanità dalle risorse della natura. Ma come siamo giunti a rompere questo equilibrio in natura? L'uomo modifica l'ambiente per le proprie esigenze: di spazio, di alimenti, di materie prime. Tutti i beni che vengono prodotti e consumati dall'uomo richiedono impiego di energia e di materiali di ogni tipo: legno, metalli, pietre, cemento, ecc.. Si attinge cioè alle risorse naturali che rischiano di esaurirsi. Però i paesi industrializzati tendono a "recuperare" dai rifiuti i materiali che contengono carta, metalli, plastica. L'uomo trasforma i materiali prelevati dalla natura generando i rifiuti e di conseguenza l'inquinamento. Per migliorare la sua condizione di vita ha costruito alberghi producendo tonnellate di cemento. Però la cementificazione delle coste modifica le correnti litorali e il movimento dei fondali con conseguenze sulla flora e sulla fauna.
Per procurarsi più cibo l'uomo coltiva i territori sfruttandoli al di là del limite oltre il quale essi perdono fertilità. Inoltre per procurarsi più terreni e pascoli abbatte foreste e prosciuga paludi. Il disboscamento, lo sfruttamento del terreno, la cementificazione e la deviazione degli alvei dei fiumi e dei torrenti, gli scavi di ghiaia portano a un dissesto idrogeologico. L'acqua piovana non è più frenata dagli alberi e dall'erba; le radici non esercitano più l'effetto di stabilizzazione dei pendii, per cui possono verificarsi frane e smottamenti (dissesto idrogeologico). Tornando allo sfruttamento del terreno, gli agricoltori per produrre sempre di più usano concimi, insetticidi, pesticidi che penetrano nel suolo e si mescolano alle acque dolci dei fiumi che sfociano poi in mare (inquinamento del suolo).
Anche le industrie scaricano grandi quantità di fumi, acidi, metalli, idrocarburi, prodotti chimici che inevitabilmente finiscono nei fiumi, nei laghi, in mare (inquinamento delle acque) e nell'atmosfera (inquinamento dell'aria). Quindi tutte le attività dell'uomo per il suo benessere generano grandi quantità di prodotti di scarto che vengono immessi in aria, in acqua, nel suolo. Questo è l’inquinamento ambientale.
MINACCE ALL'AMBIENTE
Le attività umane producono un'ampia gamma di composti chimici (si calcola che siano circa 50.000) che sono completamente innaturali, cioè che non si riscontravano in natura prima della rivoluzione industriale. Oltre a questi composti la produzione di energia, che avviene principalmente attraverso il consumo di combustibili fossili, produce composti chimici come gli ossidi di azoto e di zolfo che vengono immessi in atmosfera e, comunque, nei cicli naturali che processano e trasformano i gas. Annualmente vengono prodotti circa 150 milioni di tonnellate di ossidi di zolfo e circa 100 milioni di tonnellate di ossidi di azoto che contribuiscono alla formazione di piogge acide. Il segno più evidente quindi delle perturbazioni introdotte dall'uomo sull'ambiente ci viene proprio dall'inquinamento atmosferico che possiamo constatare quasi sempre in prima persona nelle nostre città. Gli effetti di questo inquinamento che inizialmente si caratterizza come un fenomeno locale, concentrato negli agglomerati urbani e industriali, possono di fatto riscontrarsi anche a livello globale, in quanto in alcuni casi gli inquinanti o i loro prodotti possono essere trasportati a grande distanza e quindi influenzare la composizione globale dell'atmosfera della Terra (effetto serra) .
Oltre alla produzione di composti industriali o alle perturbazioni introdotte in alcuni cicli naturali le attività umane producono rifiuti industriali che molto spesso vengono scaricati nei fiumi e ciò comporta un effetto sulla composizione del mare o dell'oceano soprattutto nelle zone costiere (inquinamento marino). In questo caso fra le attività industriali va sicuramente annoverata l'agricoltura che attraverso l'uso di fertilizzanti può contribuire in modo non indifferente alle variazioni nella composizione chimica dei fiumi. L'immissione nel mare degli inquinanti fluviali avviene nei grandi estuari dove si arriva a un vero processo di fertilizzazione con una esasperata produzione di alghe marine (eutrofizzazione).
Queste a loro volta alterano la produzione di anidride solforosa e pertanto contribuiscono all'inquinamento atmosferico. Per quanto possa sembrare strano, episodi che vengono riportati con grande risalto nelle cronache, come gli incidenti alle superpetroliere, hanno un'incidenza minima sull'inquinamento del mare. Le comodità che abbiamo da tempo acquisito nella nostra vita quotidiana hanno gradatamente distolto l'attenzione da uno dei problemi poco conosciuti e di cui si è poco coscienti che è quello dell'inquinamento domestico. In questo caso infatti, l'aspetto più complesso e più serio riguarda i materiali di costruzione degli edifici, i fumi e i gas in genere prodotti nella normale attività domestica, l'influenza delle radiazioni ionizzanti o delle microonde.