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NOW OR NEVER

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Il Monito di IPCC: la finestra temporale degli 1,5° sta per chiudersi...

John Lang, comunicatore di Scienze del Clima, sintetizza le valutazioni del VI Rapporto di IPCC col sottolineare che dire “Non siamo sulla buona strada per limitare il riscaldamento a 1,5°C” sia un profondo eufemismo.
Bisogna accelerare l’azione per il clima e aumentare gli impegni di riduzione della CO2 concertati a livello globale per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi: contenere l’aumento delle temperature medie a +1,5 gradi entro il 2030.

Ogni ritardo nell’azione farà perdere quella breve finestra temporale che si sta ora rapidamente chiudendo, per limitare la portata del cambiamento climatico ormai in atto e contenerla entro termini accettabili. La concentrazione in atmosfera delle emissioni di gas serra (vapore acqueo, anidride carbonica, protossido di azoto, metano e altri) intrappola il calore dell'umanità, ma di queste emissioni la CO2 costituisce circa il 75% ed è il gas che dobbiamo inequivocabilmente ridurre a zero il più rapidamente possibile. Concentrarsi su un'unica causa, la CO2, e un'unica soluzione (zero, o meglio zero netto), dal punto di vista della comunicazione dei cambiamenti climatici, rende più semplice e accessibile a tutti capire meglio il processo di riscaldamento globale.

Per questo John Lang ricorre alla consueta metafora della vasca da bagno, dove il livello dell’acqua rappresenta il livello della concentrazione di CO2 in atmosfera. A differenza di altri introduce, anziché uno, due rubinetti per separare il flusso delle emissioni di CO2 dovute alle attività antropiche con l’uso smodato dei combustibili fossili, da quello delle emissioni naturali di CO2 correlate col ciclo del carbonio.

Se supponiamo che il rubinetto delle emissioni antropiche non ci sia mai stato, torniamo alla situazione pre-industriale quando la CO2 in eccesso veniva quasi tutta assorbita dalla vegetazione e dagli oceani e lasciava in atmosfera quella coperta di gas serra utile per contenere il raffreddamento della superficie terrestre a valori accettabili durante la notte e in assenza di sole. Diversamente la temperatura notturna sulla terra scenderebbe intorno ai -15°.

Nella situazione attuale, dove il flusso naturale delle emissioni di CO2 si somma al flusso delle emissioni antropiche, potremmo grossolanamente concludere che per combattere il cambiamento climatico sia necessario chiudere del tutto il rubinetto delle emissioni antropiche: in altre parole, ridurre le emissioni in modo permanente e anche urgentemente.

Ammesso che questa soluzione sia umanamente possibile, le misurazioni fatte dall’Osservatorio meteorologico a Mauna Loa nelle Haway, ci dicono che pur calando le emissioni di anidride carbonica, la concentrazione media globale di CO2 nell’atmosfera continua a salire.

Infatti ridurre temporaneamente le emissioni non comporta un’immediata diminuzione del livello complessivo di CO2 nell’atmosfera che è il risultato delle emissioni passate e attuali e della lunghissima durata della CO2

LA CO2 È CUMULATIVA

Si accumula anno dopo anno in atmosfera, dove ha un lungo periodo di permanenza. Dice IPCC che

  • Circa il 40% della CO2 che emettiamo oggi, rimane ancora in atmosfera per circa 100 anni e
  • Circa il 20% di quella rimasta resterà ancora per altri 10.000 anni

Inoltre bisogna considerare che vegetazione e oceani assorbono intorno al 55% della CO2 ma questa proporzione è destinata a decrescere quanto più alta diventa la CO2 emessa.

Bisogna allora non solo fermare rapidamente il flusso delle emissioni antropiche (chiudendo il rubinetto) ma anche rimuovere la CO2 in atmosfera attraverso nuovi sistemi di cattura e stoccaggio della CO2.

Tuttavia dal momento che è umanamente impossibile fermare del tutto questo flusso, basterà fare in modo che il flusso in entrata di CO2 in atmosfera sia bilanciato da un uguale flusso in uscita attraverso il processo di rimozione della CO2 (zero netto di emissioni).

In definitiva per fermare il riscaldamento globale dobbiamo ridurre le emissioni globali di CO2 a zero netto, cioè fare in modo che la somma delle emissioni e delle rimozioni di CO2, sia pari a zero.

La rimozione di CO2 è "inevitabile" se si vogliono ottenere emissioni nette pari a zero e ci sono due modi per farla.

Il primo è quello quella basato sulla Natura, arginando la deforestazione e provvedendo a “riforestare” le aree disboscate e il secondo è quello basato sulla Tecnologia, cioè su un insieme di tecnologie che “risucchiano” l’anidride carbonica dall’atmosfera, trasferendola poi in un sito di stoccaggio.

Tuttavia oggi le soluzioni tecnologiche ingegnerizzate per la rimozione di CO2 dall'atmosfera sono agli inizi ed estremamente costose e se i costi possono scendere con investimenti sostanziali, bisogna anche pensare a cosa fare con l’anidride carbonica ricatturata.

Non possiamo ancora permetterci di fare affidamento su queste tecnologie per cui oggi il modo più largamente impiegato per la rimozione della CO2 rimane ancora la riforestazione e il ripristino degli ecosistemi.

Piantare alberi è facile ed economico, ma le piante, da sole, non elimineranno tutta la CO2 in eccesso e la deforestazione incontrollata e gli incendi diminuiscono la capacità della biosfera di rimuovere l’anidride carbonica.

Ridurre rapidamente le emissioni è la migliore forma di rimozione perché la decarbonizzazione rapida è conveniente ed ha oggi un costo molto più economico di quanto pensassimo: molti degli strumenti necessari per allontanarsi dai combustibili fossili sono già disponibili.

Considerato che già oggi l’aumento della temperatura è 1,2°, ritardare la riduzione delle emissioni metterà fuori della nostra portata l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura a 1,5° C e crescerà fortemente la sfida del contenimento a 2° C.


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