L’interesse per questo tipo di strutture, e per i risultati raggiunti in Giappone, si è destato negli americani, a partire dalla metà degli anni ’60, grazie alle informazioni raccolte sul posto, in occasione di sopralluoghi scientifici e professionali, affiancati dalla consultazione di rapporti amministrativi e di pubblicazioni scientifiche, per lo più redatte in giapponese perché ad uso prevalentemente interno.
Questo interesse era motivato dal fatto che negli USA le risorse naturali litorali cominciavano ad accusare un forte calo. Per contro, la comunità scientifica accolse con scetticismo un approccio pragmatico, che mal si prestava alla modellizzazione. La dicotomia sviluppatasi in Occidente, tra mondo professionale e quindi pratico (che sosteneva i risultati) e mondo scientifico, quindi teoria e scienza (che non voleva ammettere la sola esperienza pratica) spiega alcune incoerenze e molti progetti mai ultimati. Lo stato attuale dell’arte evidenzia che negli USA, e perciò diversamente che in Giappone, l’attenzione si è formata e sviluppata solo sugli aspetti inerenti la pesca sportiva e il turismo subacqueo, assicurando agli utenti di queste attività una maggiore economia ed un più facile accesso. Ed è per questo che la pubblicità sulle scogliere sommerse americane è ormai un fenomeno molto diffuso. Tutto ciò è stato possibile negli USA, sia sulla costa atlantica, sia lungo le coste della California, utilizzando una grande varietà di materiali e tipologie costruttive. Il settore, infine, più attivo ed originale è stato quello aperto sulla piattaforma litorale del Golfo del Messico per la riconversione delle piattaforme petrolifere off-shore in disarmo. Importante è però l’impegno degli Stati Uniti per la protezione e conservazione delle risorse naturali alle Isole Vergini e nell’ arcipelago delle Hawaii.