Il primo esperimento in Italia fu realizzato nel 1970 a Varazze (SV), mediante l’affondamento di 1300 carcasse di auto, a profondità tra 35 e 50 m. Questo esperimento non ebbe alcun supporto scientifico, né in fase di progettazione, né in fase di realizzazione. Tutto si basò su informazioni provenienti da esperienze analoghe, effettuate negli USA da pescasportivi.
Il risultato delle ricerche, effettuate su questa struttura, mostrò l’inadeguatezza dei materiali utilizzati, data la loro elevata potenzialità inquinante, il veloce deterioramento, e la scarsità dell’insediamento. In seguito a questi studi, il Ministero della Marina Mercantile vietò l’uso delle carcasse d’auto per le scogliere sommerse in acque italiane. L’immersione, nel 1974, a sud-est del promontorio del Conero (AN), nella zona di Porto Recanati, di 16 chiatte in legno, consentì di verificare un migliore insediamento degli organismi di substrato duro sulle chiatte, rispetto a quello osservato sulle carcasse d’auto, ed una migliore attrazione nei confronti dei pesci. Nel 1980 furono immerse, nel Golfo Marconi, 11 chiatte in legno, seguite nel 1981 da altre 3 chiatte e 5 barche. I primi promettenti risultati convinsero ad incrementare tale scogliera, che ha raggiunto un volume di 16000 m3, ed è oggi costituita da chiatte in legno, parallelepipedi in calcestruzzo e cumuli di pietrame. Seguirono l’esperimento di Fregene (1982-1983), quelli nel Golfo di Castellammare in Sicilia, a cura del Consorzio di Ripopolamento Ittico di quel golfo, ed infine, per effetto dei regolamenti CEE 2908/83 e soprattutto 4028/86, si avviarono a realizzazione le iniziative (di cui beneficiari sono stati: Cooperative, consorzi di pescatori e comuni) nel Mar Ligure e quelle in Adriatico presso le coste di Cattolica, Rimini, Portonovo, Porto Garibaldi, Senigallia. Le scogliere sommerse sostenute scientificamente e di cui si hanno dati sono 24 (considerando anche quella di Taranto). Di esse, 8 sono costituite da pochi moduli ed hanno valore puramente scientifico e sperimentale; 16 hanno valenza sperimentale e professionale di diversa entità. Le 24 scogliere sommerse italiane sono così distribuite: 12 in Alto e Medio Adriatico, 5 nel Mar di Liguria, 2 in Medio Tirreno, 1 in Sardegna (moduli sperimentali per l’allevamento del corallo), 4 in Sicilia e 1 nel Mare Ionio. Tuttavia, nessuna struttura sino ad oggi realizzata in Italia raggiunge il volume immerso di 50.000 m3, ritenuto scientificamente utile per esplicare effetti professionali rilevanti. Le scogliere sommerse in Italia sono, infine, molto varie per dimensioni e tipologia di disposizione, ma non tutte sono il risultato di una strategia e di un disegno scientificamente meditati.