L’idea di parlare di biodiversità…invisibile viene da due importanti quanto differenti spunti: una fiaba e una definizione scientifica.
Nella fiaba “Una goccia d’acqua” di Hans Christian Andersen leggiamo che “Se si prende una lente d’ingrandimento e la si tiene davanti a una goccia d'acqua dello stagno, allora si vedono più di mille strani animaletti, che di solito non si vedono mai nell'acqua, ma sono lì ed esistono davvero”. Con una chiave di lettura attuale potremmo dire che dove non ci aspettiamo che ci sia vita, la Vita ci sorprende con mille manifestazioni diverse e inaspettate. E questo ci porta al secondo spunto: cosa sono tutti questi strani animaletti? Sul finire del 19° secolo il biologo tedesco Christian Hensen coniò il temine “plancton” proprio per definire tutti quegli organismi, per lo più microscopici, che non sono capaci di nuotare attivamente ma si mantengono in sospensione nella colonna d’acqua e vengono passivamente trasportati dalle correnti e dai venti. Come tanti termini scientifici “plancton” è una parola greca che significa appunto “errante”.
Quindi gli strani animaletti sono organismi planctonici invisibili ad occhio nudo, e che studiamo utilizzando uno strumento ormai tecnologicamente molto avanzato che è il microscopio in quanto in realtà una lente ci permetterebbe di vederne solo una piccola parte tra quelli più grandi e non apprezzarne in dettaglio le strutture.
Studiare questi organismi in maniera approfondita ha, invece, una importanza fondamentale perché oltre a costituire una forma di biodiversità che si esprime con migliaia di specie diverse, il plancton è il primo anello della catena alimentare in un ambiente acquatico, marino, lacustre o fluviale che sia.
Questa biodiversità si esprime in una miriade di forme geometriche che stupiscono per la loro perfezione e varietà con alcune di esse anche molto stravaganti e inaspettate ma sempre legate alla funzione che questi organismi svolgono nella loro effimera vita in acqua.
Tutte queste forme sono presenti anche nel Mar Piccolo di Taranto, un mare interno, semi-confinato che si estende a nord della città, e che, pur sottoposto a pressioni antropiche molto pesanti, in realtà è “piccolo” solo di nome in quanto nasconde un vero e proprio tesoro in termini di Biodiversità, compresa quella del plancton.
Non a caso Guido Piovene nel suo “Viaggio in Italia”, pubblicato nel 1957, parla delle meraviglie del Mar Piccolo definendole “il contenuto di una grotta di Aladino diventato vivo”. Ma lui parla “solo” delle meraviglie visibili, quelle invisibili nascoste nell’acqua gli erano sconosciute.
Eppure, parliamo di centinaia di specie diverse, con densità di individui del cosiddetto microplancton, che arrivano anche a superare le centinaia di migliaia per litro di acqua di mare.
Insomma, mettere l’occhio al microscopio per osservare un campione di plancton è come entrare in un mondo segreto, affascinante, nascosto ai più ed è proprio con questo spirito che ai ragazzi del Liceo Aristosseno è stato proposto questo incontro con una realtà invisibile ma quanto mai presente anche nel nostro territorio.
Accedi qui alla presentazione di Fernando Rubino– CNR/IRSA Talassografico di Taranto, al PCTO con i ragazzi del Liceo Aristosseno