Il tema ha richiamato a Taranto numerosi appassionati di immersione subacquea venuti da più parti d’Italia a condividere la passione per il mondo sommerso. “Scuttling” è stata la parola chiave del Convegno.
Un Convegno che ha riscosso la partecipazione di un pubblico attento e competente quello svoltosi venerdì 26 Novembre presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare. Il tema ha richiamato a Taranto numerosi appassionati di immersione subacquea venuti da più parti d’Italia a condividere la passione per il mondo sommerso. “Scuttling” è stata la parola chiave del Convegno. Il termine inglese indica l’affondamento deliberato di relitti che il Convegno propone come misura di promozione di interessi turistico-ricreativi e di ripopolamento ittico in aree oggi impoverite.
Una questione delicata e controversa che coglie una importante opportunità ma che trova pareri e orientamenti discordi, dettati da una forte etica ambientale. “E’ un convegno che nasce dalla passione ma anche dalla ragione che ci fa guardare al mare con l’ottica dello sviluppo sostenibile” ha detto Salvatore Mellea, Direttore Generale della Fondazione Michelagnoli, nell’introduzione ai lavori coordinati da Matteo Baradà, Presidente del Comitato Scientifico.
Numerosi i relatori che si sono avvicendati dopo il saluto di Gianni Cataldino Vice Sindaco della città e la lettura del messaggio del Ministro Prestigiacomo.
Lorenzo Cervellin, Presidente di Assosub, l’associazione dei produttori subacquei, ha sottolineato l’esigenza di riportare in Italia il flusso turistico che ha abbandonato le nostre coste per la carenza di strutture -la maggior parte dei relitti si trova su fondali in profondità inaccessibili al subacqueo medio- e di offerte da parte dei “tour operator” per il “deep diving”
Il Vice Presidente della Commissione Difesa della Camera, on.le Chiappori, primo firmatario della proposta di legge n. 3626 in materia di affondamento di navi radiate del naviglio militare, ha argomentato nel suo intervento come la proposta miri a elaborare un piano per l’affondamento di navi appartenute alla Marina militare con la finalità di costituire zone di ripopolamento ittico e di richiamo turistico, affidando alla Marina militare, previa la certificazione -da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare- dell’avvenuta bonifica delle navi, il compito di procedere all’affondamento delle navi dimesse, nel rispetto di tutti i requisiti di sicurezza ambientale, cioè di pulizia, bonifica e rimozione di tutti i materiali solidi e liquidi che possono essere pericolosi per l’ambiente o per i subacquei.
Un tema, quello affrontato nel Convegno, caro all’Ammiraglio di Squadra Andrea Toscano, Capo del Dipartimento del Canale d’Otranto e dello Jonio, che da sommergibilista ha avuto la possibilità di vivere intimamente la profondità dei nostri mari. “La Marina Militare tutela la sicurezza marittima e dà estrema importanza alla tutela ambientale con attività di supporto all’archeologia subacquea e alla ricerca scientifica e percepisce come una grande opportunità il concorso allo sviluppo di un turismo subacqueo ricreativo che tuteli e rispetti l’ambiente marino” ha detto l’Ammiraglio nel corso del suo intervento. “La creazione di “reef artificiali” utilizzando navi in disarmo è un’impresa onerosa che incontra sicuramente il parere positivo e favorevole della Forza Armata a patto che le lavorazioni connesse con la bonifica e la preparazione del relitto siano sviluppate da un ente terzo con un finanziamento ad hoc. Questa in sintesi è la considerazione che lo Stato Maggiore della Marina ha, quale commento alla proposta di legge”.
Le navi in disarmo della Marina Militare sono distribuite nelle sedi di Taranto, Brindisi, La Spezia ed Augusta. Nelle attività volte alla loro alienazione il ricavo ottenuto dal riciclo dei materiali, generalmente compensa i costi di bonifica e smaltimento dei materiali pericolosi che fanno parte dello smantellamento. In altri termini con la proposta di legge, ai costi della demolizione si sostituirebbero i costi della bonifica e preparazione della nave per l’affondamento controllato, favorendo il turismo subacqueo e la ripresa ambientale col disincentivare modalità di pesca distruttive dei fondali come la pesca a strascico.
Giovanni Fucci, Presidente dell’Associazione Paguro per la tutela di habitat marini, ricorda come tutto partì con l’esplosione e l’affondamento di una piattaforma metanifera dell’Eni al largo di Ravenna. Nel tempo l’area divenne zona di tutela biologica frequentata da numerosi subacquei di cui il 36% proveniente dalla regione e il resto da diversi paesi europei con un introito di circa 300.000 euro l’anno solo dal turismo straniero.
Il professor Angelo Tursi, Presidente del Conisma, Consorzio di ben 30 Università italiane che si occupano di scienze del mare, ha sottolineato come le barriere artificiali sommerse in Adriatico abbiano favorito lo sviluppo e la sopravvivenza di specie che altrimenti non sarebbero sopravvissute e come siano i substrati duri a creare habitat idonei per la biomassa e lo sviluppo di decine e decine di specie che in fondali fangosi non si svilupperebbero. “Bisogna perciò conoscere e studiare l’ambiente dove vanno a immergersi le strutture: il mar Jonio ad esempio, ha generalmente una piattaforma carbonatica che mal si presterebbe a queste immersioni”. Tursi, ponendo poi l’accento sulla necessità della bonifica soprattutto nei riguardi del PCB (policlorobifenili), che sia pur in minima parte produce danni all’ambiente irreparabili (una parte per milione è sufficiente ad impedire la presenza e crescita delle larve), aggiunge che “occorre privilegiare l’approccio precauzionale perché la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Il mondo della ricerca non dice “no” o “mai” a queste iniziative, ma richiede di esaminare con attenzione “se e quando” effettuare un affondamento per la creazione di reef artificiali”.
Un esempio virtuoso di quanto elevata possa essere la redditività del turismo subacqueo è quello di Malta. Kevin Fsadni, senior manager dell’Autorità per il Turismo Maltese, ha messo in rilievo come dal dopoguerra quest’isola abbia impostato la sua economia sul turismo e l’attività marittima, talché oggi ben il 25% del PIL a Malta viene dall’industria turistica. I relitti bellici sono a profondità tali da poter essere visitati dai subacquei e lungo la costa vi sono circa 50 siti di diving dove si può fare turismo subacqueo dalla costa e dalle imbarcazioni, tanto che la rivista “Magazine Diver’s” ha collocato Malta al terzo posto per le attività subacquee. Recentemente sono stati affondati due traghetti nei pressi dell’isola di Gozo e nel 2008 e 2009 due dragamine. Kevin Fsadni ha osservato che “occorre studiare bene il sito di collocamento del relitto ed effettuare un’attenta esecuzione dello stripping, per eliminare le vernici antivegetative dalle superfici dello scafo”.
Un modo per guardare l’altro lato della medaglia è quello che fa riferimento al progetto voluto dall’ISPRA per l’identificazione dei relitti potenzialmente pericolosi e per valutare le migliori tecnologie possibili per gli interventi di bonifica di cui ha riferito Luigi Alcaro, Responsabile del Servizio Emergenze ambientali in mare per l’ISPRA. Alcaro ha ricordato che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha realizzato una mappa dei relitti più pericolosi per la presenza di carichi nocivi, nell’intento di garantire la sicurezza della navigazione e dell’ambiente marino.
Un interessante e nutrito dibattito ha poi avuto luogo con interventi mirati ai costi della bonifica, alla necessità dello stripping per un relitto da affondare quando la stessa necessità dovrebbe esserci per la nave operativa, agli effetti dell’amianto in mare, ma anche al vantaggio che l’operazione di immersione può avere nell’interesse del turismo subacqueo.
Il Convegno si è concluso nel segno della ragionevolezza che deve improntare le azioni per una possibile convivenza tra il turismo subacqueo e la protezione dell’ambiente. L’iniziativa della Fondazione Michelagnoli è foriera di ulteriori sviluppi perchè turismo subacqueo e ambiente marino rappresentano importanti risorse per la sostenibilità delle nostre aree costiere.
Di rilievo l’interessante Rassegna, presentata a margine del Convegno, risultato dello studio di ricerca della Fondazione che con un approccio scientifico divulgativo tratta i diversi aspetti della questione, da quello degli impatti ambientali, biologici, socio-economici, a quello più operativo della bonifica e preparazione della nave, all’aspetto dei costi e dello scenario legislativo, fino all’aspetto emozionale che spinge numerosi subacquei alle settimane subacquee all’estero, descritto con le belle immagini di Giuseppe Pignataro, campione internazionale di fotografia subacquea e degli amici subacquei che aderiscono al blog @di - Dive Information.
Il Convegno ha avuto il patrocinio del Ministero Ambiente e del Ministro del Turismo, oltre che della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Taranto. Tra gli sponsor che hanno sostenuto l’ iniziativa della Fondazione si segnalano la Camera di Commercio di Taranto; Basile Petroli; la Cassa Edile della Provincia Jonica; la Banca Popolare di Puglia e Basilicata; Raccomar Agenti raccomandatari marittimi della Puglia; Simav società di logistica e manutenzione; Mediterraneum Acquario di Roma e l’Associazione Expomed; Assosub, Associazione dei produttori subacquei, Coltri Sub azienda di attrezzature subacquee e MECQ, azienda di servizi.