Il nome, con le quali oggi le isole sono note, è cambiato ripetutamente nel volgere dei secoli in funzione dei popoli che nel tempo hanno gravitato attorno alla città di Taranto (greci, romani, bizantini, arabi, svevi, angioini, normanni, turchi, veneziani, aragonesi, spagnoli, austriaci, francesi ed infine italiani). TUCIDIDE (V-IV sec. a.C.) è il primo autore, che, narrando le spedizioni degli ateniesi contro Siracusa, nei suoi scritti sulla guerra del Peloponneso, riferisce in due occasioni dell'approdo di navi greche, per rifornirsi di acqua e legname ed imbarcare arcieri, in quelle isole che chiamò Coiradez "Choiràdes"
D'Acquino alla fine del 600 chiamò le isole "Electrides", intendendo con il significato dire "ciò che risplende" forse perché le folte foreste di alberi bituminosi generavano l’Ambra (Electro) che nei lidi tarantini esisteva di finissima qualità; vennero anche chiamate "Auree" forse per il corallo che rendeva preziosi i mari circostanti e nella prima metà del 1900 coesistevano coesistono i toponimi "Coradi e Chèradi".
Solo nel 1950 sulle carte topografiche e nautiche comparve il nome "Chèradi". Più travagliato fu il dare il nome alle singole isole. Prima di giungere ai nomi attuali (1783) di San Pietro (dove la leggenda dice approdò l'Apostolo Pietro) e San Paolo furono attribuiti i nomi di "Santa Maria e Santa Pelagia; Sant'Andrea e San Nicola; Electri e Phoebea poi distorto in Febra; Saint Geoge e Pisco". Costanza, madre di Boemondo (Principe di Taranto) donò le isole ai Frati Basiliani che vi si sarebbero insediati attorno al IV secolo a.C. e che fu eremo di una Santa tarantina santa Sofronia che viveva isolata nel folto del bosco dell’isola maggiore. Comunque si sono ritrovate tracce di strutture monastiche permanenti o semipermanenti. Le continue incursioni delle flotte ottomane rendevano pericolosa la vita nelle città costiere della Puglia. Nel 1594 Alì Sinam Bassà entrò nella rada di Taranto con 100 navi e sostò nelle isole Cheradi da dove partiva per puntate e saccheggi nell’entroterra. Le Isole Cheradi distano da Taranto (castello Aragonese) circa sei chilometri e delimitano, assieme a scogliere artificiali, il Mar Grande.
L'Isola di San Pietro è la più grande delle due, con una superficie di 117 ettari ed è caratterizzata da tre punte, una protesa verso il Nord (Punta Lo Scanno), una verso Ovest (Punta La Forca) ed una verso Est (Punta Il Posto). La lunghezza dell'isola tra punta La Forca e punta Il Posto è di due chilometri e l'altezza sul mare è di 10 metri su punta La Forca. Nel tratto intermedio tra le due isole vi è una diga di circa un chilometro e tra l'isola di San Pietro (punta Lo Scanno) esiste una scogliera di circa 5 chilometri con due aperture dette (Passo lo Scanno e Passo Rondinella o del Diavolo). L'Isola di san Paolo è molto più piccola, con una superficie di solo 5 ettari. Sulla riva Nord si apre un porticciolo banchinato con un accesso di 15-30 metri. Tra l'Isola di San Paolo e Capo San Vito vi è l'entrata nella rada di Taranto larga circa 1500 metri. Le isole Cheradi non sono vecchie quanto la Puglia che si è formata circa 100 milioni di anni fa; la loro formazione è più recente: circa 125.000 anni fa.
Pensate che 20.000 anni fa, durante una fase glaciale, le isole erano delle colline di circa 130 metri s.l.m. e con la fusione dei ghiacciai e il conseguente innalzamento delle acque, circa 6000 anni fa sono divenute prima una penisola unite a Punta Rondinella e solo successivamente 4000 anni fa, isole. Vi sono notevoli tracce di quando le isole erano raggiunte via terra dagli abitanti dei vicini villaggi e che furono estesamente utilizzate e abitate. Vi sono anche testimonianze che le isole furono abitate in epoca greca e romana. (Villaggio neolitico cocci e selci, tegole romane, manufatti ellenici, ceramiche africane, muri tardo-romani e sepolture medioevali, inoltre, un manufatto forse usato come granaio). Verso la fine del XVIII secolo Napoleone, per supportare la sua campagna in Egitto, fece fortificare la città di Taranto e l'Isola di San Paolo. Dopo l'unificazione dell'Italia, Taranto fu scelta come base navale e sede dell'Arsenale Navale e le isole divennero il cardine della difesa del porto. A San Paolo furono installate: una batteria di 4 cannoni da 149 su affusto a scomparsa; 2 cannoni da 400 su torre corazzata; 4 cannoni navali da 152; 4 cannoni a tiro rapido da 57.
A San Pietro fu installata una batteria su 6 obici da 280. Oggi le isole sono disarmate, restano le costruzioni in calcestruzzo, i basamenti dei cannoni e la grande torre corazzata sulla grande copertura in calcestruzzo del forte; quasi un silenzioso simbolo di un glorioso passato. Oggi ad oltre 100 anni di distanza sono così ben mantenute da conservare il fascino di un'architettura militare, non più attuale, ma che testimonia la genialità dell'uomo. Gl'infissi di legno originale, le grate e le grondaie in bronzo riccamente decorate e le lastre calcaree che rivestono le mura del forte dell'isola di San Paolo con rari esemplari di fossili della specie *Milovanovici martelii.*
Flora e fauna Numerose sono le specie animali che nell'isola trovano rifugio, fra i volatili: il Martin pescatore, il Cormorano, l'Airone cinerino, il Gheppio, il Barbagianni, lo Svasso, la Beccaccia di mare e la Tortora, vari tipi di gabbiani, numerose specie di passeriformi e i galliformi quale la quaglia. Fra i mammiferi: l'Arvicola e molti tipi di topi. Fra i rettili: lucertole, gechi e tarantole.La flora è quella tipica mediterranea con ampie pinete, piante di quercia e platani. Numerosi fiori, asparagi, trifoglio, papavero, narciso, malva, salvia, erica, cardi, capperi, avena, trifoglio e aglio.
E’ evidente l’utilizzo, in diverse epoche storiche, del suolo per scopi agricoli o per il pascolo; fasi d’intenso sfruttamento seguite da un periodo di abbandono dove si sviluppò una espansione della vegetazione spontanea tanto che sull’isola di San Pietro (chiamata anche l’isola boscosa) le macchie dovevano essere tanto folte da essere sfruttate per il taglio della legna.
Fondali e vita marina I fondali e la vita marina sono diversificati in zone caratteristiche con un’associazione biologica molto ricca e di grande interesse scientifico, tanto che la zona è stata proposta come riserva marina o Parco Marino. Il tratto di mare interno della rada e caratterizzato da basso fondale e con molta sabbia; il tratto a SUD è vario con fango, roccia e sabbia grossolana, nella zona NORD sabbia fine. Numerose sono le praterie di Posidonia, riparo per molte specie di avanotti, sono presenti vari tipi di vongole, noci, tartufi di mare e cozze pelose anche se ormai molto vicini alla loro estinzione. In particolare nel mare attorno alle isole si trovano numerose specie di alghe, molluschi e spugne, celenterati (Alicia mirabilis), vermi, tunicati, ricci, stelle marine, pesci di svariate specie ed è spesso notata la presenza di mammiferi quali il delfino.