I proverbi e i modi di dire costituiscono una manifestazione plastica di vita, di costumi, di tradizioni. Va da sè che, appunto per l’uniformità dei contatti con il mare, uno stesso concetto, derivante dalla stessa attività ed esperienza – navigazione e pesca, ad esempio – abbia trovato estrinsecazioni lessicali diverse dall’Alto Tirreno fino all’Alto Adriatico, passando per lo Jonio, compreso naturalmente il perfetto italiano.
Dal libro Suggestioni del Mare
il contributo di Giovanni Acquaviva
Valga qualche esempio: i romani dicevano piscem vorat maior minorem che in italiano suona: il pesce grande mangia il piccolo, nel dialetto sorrentino: ’o pesce gruosso se mangia ’o piccerillo, in quello tarentino: ’u pesce gruesse se mange u pesce piccinne.
Oppure: piscis a capite putet si diceva in latino, in dialetto veneto il pesce comincia a putir dal capo, nel napoletano ’o pesce fete r’ ‘a capa.
Naturalmente non è possibile presentare in queste pagine tutti i proverbi che hanno attinenza con il mare. Dobbiamo perciò necessariamente limitarne il numero, cominciando da uno di carattere generale che è molto significativo:
Popolo marinaro, popolo libero.
Che racchiude tanta saggezza ed insieme tanti auspici: la libertà di navigazione e dei commerci, il mare inteso come collegamento tra popoli e nazioni in nome di una pacifica e costruttiva convivenza,tutto questo può conseguire una maggiore possibilità di successo a un popolo che vive e opera sul mare, un popolo marinaro, cioè.
Ce n’é anche qualcuno di carattere intimistico che pure però ha significati universali:
Chi non sa pregare vada in mare a navigare.
Che i Veneti hanno trasposto in
Chi non va per mar Dio non sa pregar.
A Sorrento si dice:
Chi vo’ ’mparà a prià se resse a navecà.
poi la variante:
Meglio chiamar gli osti in terra che i santi in mare.
Che cosa vogliono significare in sostanza questi proverbi? Vien da chiedersi, infatti, che si ritiene sia necessario trovarsi in qualche difficoltà, navigando, per mettersi in comunicazione con Dio, pregandolo di risparmiarci la vita in pericolo. Tutto ciò è riduttivo giacchè la preghiera è una costante per il credente. Evidentemente il rivolgersi a Dio in caso di pericolo diventa "naturale", spontaneo anche per chi non lo fa in condizioni normali.
Sul mare in generale si possono citare questi, tra i tanti:
Chi è padrone del mare, è padrone della terra
il che vuol dire che dal momento che è più difficile governare un mezzo navale, piccolo o grande che sia, che muoversi in terra, se si è capaci di andar per mare, a maggiore ragione si saprà farlo tenendo i piedi per terra.
Chi scapita in mare, scapita in terra
che è una esplicitazione del precedente. E andando oltre:
Il mondo è come il mare: e vi s’affoga chi non sa nuotare
laddove "nuotare nel mondo" postula il sapersi destreggiare tra difficoltà di ogni genere.
Chi teme acqua e vento, non si metta in mare
giacchè si tratta di due elementi pericolosi per chi non li conosce bene.
I veneti dicono:
El mar xe ’l facchin de la tera
perchè porta il peso maggiore per quanto riguarda i rifornimenti, gli scambi di merci, il trasporto di materie prime.
Nel Napoletano:
Chi va pe’ chisti mari, chisti pisci piglia
In senso lato: si raccoglie ciò che si semina.
Per mare non ci sono taverne
che in dialetto sorrentino diventa
Pe’ mmare nu’ nce stanne taverne ricette (disse) Pulcenella
e quindi è difficile rifugiarvisi in caso di necessità.
A Sorrento si usa anche questo che ha davvero valore universale:
’0 marenaro cagna ’o cielo ma ’o core maje.
Cioè il marinaio è capace di affrontare le avversità atmosferiche fin quasi a trasformarle in eventi positivi, ma poiché ha un gran cuore, non c’è nulla che possa alterarlo.
Spulciando tra i proverbi che hanno attinenza con la navigazione, si trova:
Chi non ha navigato non sa che sia male.
Nave senza timon va presto al fondo.
Non giudicar la nave stando a terra.
Vecchia nave, ricchezza del padrone.
In nave persa, tutti son piloti
perché stando a terra, quando una nave è affondata, tutti son capaci di emettere giudizi su cosa è stata fatta e non si doveva.
Nave genovese, mercante fiorentino
Che a Sorrento diventa
Marenaro surrentino e mercante sciurentino.
In dialetto veneto:
Bastimento non sta senza saorda
(cioè zavorra)
Nel Napoletano:
Varca senza temmone un’ po’ tenere derezione.
E altri:
Ogni nave fa acqua
Accerta il corso e poi spiega le vele
con la variante:
Ognun sa navigar quando è buon vento
che a Sorrento diventa:
C’ ’o viento ’mpoppa ogneduno è mastro.
Vento in poppa, mezzo porto
Vento in poppa, vele al largo
Secondo il vento, la vela
Bisogna navigar secondo il vento
che viene dal latino: Dum licet et spirant flamina, navis eat (Ovidio).
Chi ha da navigar guardi il tempo
che si trovava già in Pier delle Vigne, così:
Com’uom ch’è in mare ed ha speme di gire
quando vede lo tempo ed ello, spanna
cioè spiega le vele.
Si può concludere questa parte, tornando a Sorrento:
’Ncaglià rint’a rena cosa bbona nun è, ma rint’e’ scuoglie pev’è.
che suona come un monito a chi governa un natante: finire su un bagnasciuga arenoso non e certo degno di un navigante, ma addirittura andare a cozzare contro gli scogli è proprio disonorevole.
Proverbi specifici riguardanti i marinai:
L’arte del marinaio, morire in mare;
l’arte del mercante, fallire.
Il buon marinaio si conosce al mal tempo
Si ’o mare s’arraggia forte,
arretirate ’a casa toja e chiur’a porta.
Giuramenti d’amore, giuramenti da marinaio
che in dialetto veneto è ancora più esplicito:
L’amor del marinaro no dura un’ora
per tutto do’ ch’el va, lu s’inamora;
e se l’amor del marinar durasse
no ghe sarave amor che ghe impatasse.
A Sorrento si usa dire:
’0 marenaro: ’na femmene ’nogne puorto.
Questi altri sono pure sorrentini:
Nun appena ’a tempesta e passata
’o marenaro ’a prumessa s’e gia scurdato
Santo priato, priculo passato,
priculo passato, santo scurdato.
Tanti sono anche i proverbi marinari che hanno attinenza con la pesca, a cominciare da
Chi dorme non piglia pesci
e, continuando con questa breve serie, si trova:
Invan si pesca, se l’uomo non ha l’esca.
Chi non ha sorte non vada a pescare.
Per la gola si pigliano i pesci.
Il beccaio non ama il pescatore.
Chi pesce vuol mangiare
le brache s’ha a bagnare.
ma a Sorrento sono ancora piu espliciti:
Chi pisce vo’ piglia, ’o culo a mmare s’ha d’abbagna.
Non si vende il pesce ch’e ancor in mare
che tradotto in sorrentino diventa:
Nun se venne ’o pesce primme ’e pescarlo
In acqua senza pesci non gettar rete
Chi pesca in fretta, spesso piglia dei granchi
I pesci grossi stanno al fondo.
A pesce spada non far bere il caffè.
perchè sarebbe come far del bene a un ingrato.
Questo è di carattere moraleggiante:
Fa il bene e buttalo a mare: se non te lo riporta la gente, te lo riporta il pesce.
E ancora:
Un occhio al pesce e un altro alla gatta
L’ospite e il pesce in tre giorni puzza
che viene dal latino: Post tres saepe dies piscis vilescit et hospes.
Meglio esser testa di luccio (o d’anguilla)
che coda di storione
che in Istria diventa: Megio paron de caìcio che mozzo di vassel
a Sorrento: E’ meglio cap’e sarda ca cora ’e cefaro
oppure: meglio patrone ’e vuzzo, ca ’e bastemiento muzzo.
A lor volta, i genovesi dicono: Megio padron di gotazza che garzon di nave.
Anche questo viene da molto lontano, Giulio Cesare infatti diceva: Malo in oppidulo esse primus, quam in civitate secundus.
Per finire:
Chi lavora mangia un’acciuga, chi non lavora, due.
Immancabile, da Sorrento arriva questo:
Chi fatica mangia ’na sarda e chi no ne mangia roje.
Ci sono anche i proverbi legati alla meteorologia, come questi:
Del mar le pecorelle
annunzian le procelle
oppure:
Cielo a pecorelle acqua a catinelle
A Sorrento si dice:
Cielo a pecurelle acqua a carrafelle.
Aggiungendo che:
Acqua ca chiove a mmare
subbeto scumpare.
Ancora meteorologia:
Quando le nubi ascendono dal mare
non uscir di porto.
Levante chiaro e tramontana scura, bùttati in mare e non aver paura.
Nuvola vagante, acqua non porta.
Arco di sera, buon tempo spera
Arco in mare, buon tempo vuol fare
La bonaccia tempesta minaccia
L’eco sorrentina aggiunge:
’Ntiempo ’e tempesta, ogne pertuse è puorto
Viento frisco, mare crispo
Maistrale ’a sera, scerocco ’a matina
Se l’iride si vede la mattina badate che il mal tempo s’avvicina
Il pesce guizza a fior d’acqua: pioggia imminente.
Montagna chiara e marina scura, sciogli le vele e non aver paura.
Di Sorrento:
Luna allerta, marenaro ’a cuccato.
Arba rusata – vela abbagnata
Russo a punente, tiempo tenente
Infine, ci sono le similitudini, come queste:
Donna iraconda mar senza sponda
Donna in collera mare in burrasca
Andare innanzi come i gamberi
E’ come l’ancora che sta sempre in mare e non impara mai a nuotare.
Sta come pesce nell’acqua
E’ come un pesce fuor d’acqua
E’ più sano d’un pesce
Far l’occhio di triglia
Rosso come un gambero cotto
Stipati come sardelle
Muto come un pesce.