Intervenendo al Workshop su “Cambiamenti climatici ed Ecosistema marino” organizzato dalla Fondazione Michelagnoli in collaborazione con gli studenti del Liceo Aristosseno di Taranto, l’ing. Salvatore Mellea, direttore generale della Fondazione, ha esposto le sue considerazioni sul tema.
Non è solo una questione scientifica. Il cambiamento climatico è una questione ambientale, sociale ed economica.
Coinvolge produzione e consumo, energia e trasporti, salute e ambiente. E contenerne gli impatti richiede un significativo e radicale cambiamento del nostro stile di vita e un nuovo modello di sviluppo.
Forse è per questo, piuttosto che per la complessità del fenomeno, che non siamo interessati a capire; perché capire comporterebbe un profondo rivolgimento del nostro vivere quotidiano.
È ormai scientificamente provato che il riscaldamento globale cui stiamo assistendo è un fenomeno legato all’aumento dei cosiddetti “gas serra” di origine antropica, cioè derivante da attività umane, e non un fenomeno naturale.
E’ difficile credere che le attività umane possano avere un impatto così significativo sul clima globale e questo porta a una scarsa percezione del problema e alla necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica per aumentare la consapevolezza sul fatto che questi fenomeni non sono astratte previsioni di studiosi allarmisti. Tuttavia l’ approccio, basato su immagini inquietanti, sulla paura e sulla catastrofe, utilizzato per comunicare i cambiamenti climatici risulta poco credibile e coinvolgente e non crea una percezione condivisa dei rischi cui andiamo incontro.
La comunicazione dei cambiamenti climatici deve basarsi su dati oggettivi e su un approccio empatico ancor più che razionale, possibilmente trasferendo le conseguenze del riscaldamento globale nella nostra vita quotidiana e rappresentando il problema climatico sul territorio locale.
Piuttosto che parlare genericamente dell’innalzamento dei mari, è meglio dire come cambierà il Mar Piccolo di Taranto e come cambierà la produzione dei mitili in un mare in cui cresce l’acidificazione e dove l’innalzamento delle temperature porterà alla formazione di aree di ipossia nocive per gli organismi marini.
Non enunciare scenari genericamente catastrofisti, ma dire che cosa potrebbero significare per la nostra litoranea le continue e violente mareggiate. Non parlare di prolungata siccità e ondate di calore, ma di come gestire la carenza d’acqua e ridurre gli impatti sanitari dovuti agli stress termici, soprattutto per i cittadini più deboli.
In definitiva oltre a presentare una situazione globale fortemente problematica, “comunicare i cambiamenti climatici” dovrà avere forti riferimenti locali e proporre comportamenti individuali nuovi e responsabili, in modo che ciascuno pensi di poter contribuire con le proprie azioni al contenimento degli impatti.