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Le reti fantasma e i danni all’ecosistema marino

Le reti fantasma e i danni all’ecosistema marino

Gli attrezzi da pesca si perdono con una certa frequenza, soprattutto durante tempeste e temporali o per manovre errate dello stesso pescatore. A volte però gli attrezzi vengono abbandonati da chi opera illegalmente o scaricati in mare piuttosto che portati allo smaltimento a terra. In ogni caso la perdita di attrezzi provoca perdite economiche per i pescatori, ma il costo ambientale è molto più alto a causa dei numerosi effetti negativi che ne conseguono: sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, perdita di biodiversità, distruzione dell'habitat, inquinamento dei fondali, inclusi anche i rischi per la navigazione e la sicurezza.

Gli attrezzi da pesca persi continuano a pescare e a uccidere la vita marina. Questi “attrezzi fantasma(ghost gear) catturano la vita marina che diventa esca per altri animali attratti dalla fonte di cibo. I pesci che muoiono nelle reti possono anche attirare gli spazzini che rimarranno a loro volta catturati nella stessa rete, creando così un circolo vizioso.
Se ben ancorate, perché impigliate su rocce, coralli o relitti, le reti perse possono funzionare alla massima efficienza di pesca e avere catture di pesca fantasma elevate. È difficile stabilire con esattezza l’impatto delle “reti fantasma” su specie ittiche di interesse commerciale, ma certamente il danno agli stock ittici è non indifferente.
Inoltre un'enorme quantità di mammiferi marini viene ferita o rimane impigliata in queste “reti fantasma” che continuano a catturare per anni indiscriminatamente anche specie in via di estinzione. E c’è dell’altro. La decomposizione dei moderni attrezzi da pesca sintetici in mare contribuisce in modo significativo al problema dell'inquinamento da plastica perché rilascia tossine ed entra nella catena alimentare causando ulteriori impatti sulla vita marina. A differenza degli attrezzi da pesca realizzati con materiali naturali come legno, canapa e cotone, come avveniva fino a pochi anni fa, gli attrezzi attuali in nylon, polistirolo e plastica si decompongono in componenti abbastanza tossici.

Un importante contributo a una significativa diminuzione delle quantità di reti fantasma nei nostri mari e alla protezione e conservazione degli ecosistemi e risorse marine di alcune aree di pesca situate nel Mar Ionio e nel mar Adriatico, è stato quello fornito dal progetto transfrontaliero ADRINET- Adriatic Network for Marine Ecosystem (*).

ADRINET ha operato in ambito scientifico, raccogliendo dati utili sulla pesca nei territori coinvolti - tra Italia, Montenegro e Albania-, sugli ecosistemi marini e costieri, nonché sulle reali condizioni dei fondali attraverso una precisa mappatura delle reti ed attrezzature da pesca abbandonate o perse accidentalmente, grazie all’ausilio di sommozzatori reclutati per tale scopo.

Il microchip RFID è un piccolo dispositivo, collegato all'attrezzatura da pesca, che emette un segnale di identificazione attraverso onde radio in risposta a una richiesta di un lettore RFID. Queste informazioni vengono ulteriormente elaborate per tracciare le attrezzature di pesca.

Il recupero delle reti fantasma, col supporto dei subacquei, ha messo in chiaro che a causa di queste e di alcune tecniche di pesca la distruzione dei fondali è particolarmente evidente.
I risultati ottenuti con la collaborazione attiva e sensibile dei pescatori, hanno consentito di esprimere raccomandazioni all’uso di tecnologie innovative per il recupero delle “reti fantasma” nel rispetto dell'ecosistema marino.
La comunità bentonica presente sui fondali liberi da attrezzi da pesca abbandonati o smarriti, mostra in breve tempo un certo sviluppo della biodiversità, in particolare delle specie che occupano fessure e fratture del fondale precedentemente ostruito dalla presenza di reti fantasma.

ADRINET ha finanziato e realizzato campagne di pulizia dei fondali marini per contrastare il ghost fishing e preservare la biodiversità con il recupero di reti/attrezzature fantasma e la fornitura di microchip RFID (vedi riquadro a destra), tecnologia di identificazione a radiofrequenza, e sistemi GPS alle comunità di pescatori coinvolte.

Ciò ha permesso di tracciare le attrezzature da pesca, ottimizzare la gestione e conservazione delle risorse ittiche e mappare rotte di pesca e reti fantasma, consentendone il facile recupero.

La rimozione di reti e altri attrezzi perduti e/o abbandonati nei fondali marini è molto onerosa in termini di risorse e di tempo, ma viene svolta, sia pure saltuariamente e in aree limitate, grazie all'intervento di un gran numero di volontari subacquei, motivati dall'obiettivo di ripulire il mare, contribuendo a mitigare i danni all’ecosistema causati da questo tipo di inquinamento.

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(*) ADRINET è un programma INTERREG IPA CBC Italia-Albania-Montenegro, finanziato dall’UE e guidato dal Dipartimento di Medicina Veterinaria, UNIBA per preservare la qualità delle risorse dei nostri mari.


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