La legge di riforma portuale (legge n°84 del 28 gennaio 94 e successive integrazioni e modificazioni con leggi 647/96 e, 30/98 e decreto 186/2000) ha riformato la preesistente situazione nelle aree portuali di maggiore interesse nazionale, ponendo fine al monopolio delle compagnie lavoratori portuali e degli enti portuali (Enti autonomi portuali, Consorzi, Provveditorati, Aziende Mezzi Meccanici) e rendendo le attività portuali più vitali e dinamiche con libertà di accesso e potenziale concorrenza degli operatori privati alla gestione operativa delle aree portuali.
La legge ha istituito le Autorità Portuali nei principali porti italiani e ne ha disciplinato l'ordinamento; ha introdotto nuovi criteri di classificazione dei porti, individuandone le funzioni; ha introdotto principi di privatizzazione nella gestione delle aree portuali e nell'impiego della manodopera, che testimoniano l'interesse del legislatore a una gestione economica efficace per una pubblica struttura.
Tuttavia permangono elementi di criticità nella mancanza di schemi generali di regolazione nei sistemi portuali e nel mancato conseguimento della autonomia finanziaria dei porti.