L’Arsenale si apre alla città e si rende fruibile e permeabile. E’ quanto tutti si aspettano dal progetto di valorizzazione.
Nel 2007 L’Arsenale avvia un piano di ammodernamento e riordino operativo per ridurre spazi e costi di gestione: il cosiddetto “Piano Brin”.
Il Piano Brin prevedeva la compattazione delle lavo razioni in un’area baricentrica utilizzando solo cinque officine tra le più belle ed antiche del complesso industriale, salvaguardandone l’elegante prospetto neo-romanico, e lasciando inutilizzate una serie di altre officine.
Le aree e le officine dismesse e inutilizzate dovranno perciò essere salvaguardate e non lasciate all’incuria del tempo. Anche perché rappresentano un patrimonio di architettura e archeologia industriale
Così nel marzo 2015 la legge “Sviluppo Taranto” prevede l’elaborazione, a cura del Ministero dei beni e culturali e del Ministero della difesa, di un progetto di valorizzazione che faccia dell’Arsenale, nelle aree non più destinate a lavorazioni industriali, il museo di sé stesso per mostrare le architetture neo-rinascimentali delle antiche officine e il patrimonio industriale ottocentesco, strumenti attrezzi e macchinari esistenti al loro interno.
Dunque un museo diffuso. Un Arsenale Museo accanto all’Arsenale Operativo.
Perchè il complesso arsenalizio di Taranto è anche un importantissimo patrimonio storico e di archeologia industriale per l’intero Paese, da tutelare e valorizzare, rendendolo fruibile per la collettività.
La valorizzazione infatti deve assicurare anche le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Lo prevede l’art. 6 del Codice dei Beni Culturali.
La legge non pone il problema della sostenibilità della musealizzazione e della gestione dell’Arsenale Museo. Non crediamo si possa ipotizzare un riferimento al modello di gestione del Castello Aragonese, ma piuttosto ad una esternalizzazione dei servizi legati alla guida turistica e ad attività connesse quali reception, bookshop, ristoro.
Questi sono temi che riteniamo vengano trattati nell’ambito dello studio di fattibilità che è stato commissionato a Invitalia.
Come noto infatti, l'attuazione degli interventi decretati dalla legge 20/2015 è disciplinata da uno specifico Contratto Istituzionale di Sviluppo, nell’ambito del quale, come soggetto attuatore del contratto, viene chiamata ad operare INVITALIA, l’Agenzia per lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti promossa dal ministero dell'Economia.
E ad INVITALIA è stato appunto commissionato lo Studio di fattibilità per la valorizzazione culturale e turistica dell’Arsenale Militare.
Lo studio di fattibilità si è concluso, ma non se ne conosce il contenuto. È stato firmato anche il decreto attuativo, il DPCM, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che sancisce l’intervento. Si attende ora il bando di gara.
Nelle more vogliamo sottolineare che la valorizzazione dell’Arsenale deve essere strumento di conoscenza del passato industriale ed economico di Taranto e della storia del lavoro dei nostri padri.
Strumento di costruzione della nostra identità, che ci aiuti a comprendere le trasformazioni sociali e culturali avvenute nel tempo, e a poter riconoscere il patrimonio industriale dell’Arsenale come patrimonio fondativo del nostro territorio, per essere consapevoli di ciò che si possiede e dell’eredità culturale da trasmettere .
La valorizzazione, che pensiamo debba comprendere la musealizzazione di qualche antica officina, deve ricostruire una realtà del passato, far funzionare macchine non più disponibili, deve conservare attrezzi, macchinari, e apparecchi di un tempo nei medesimi luoghi in cui furono usati, deve essere in poche parole evocativa.